Quando due nomi fanno nome e cognome: una tragedia, a scuola!

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(Ed anche dopo, purtroppo!)

Da una vita mi trovo a dover chiarire che Ippolito è il mio cognome. E passi pure per i miei clienti o per i conoscenti, ma vi garantisco che nella Pubblica Amministrazione a volte diventa un bel problema.

A parte questo, sono nato a Roma il 10 maggio 1946, segno del Toro, e sono cresciuto con il mito di Sherlock Holmes.

Mi sono sempre fregiato di essere spiccatamente individualista, critico verso le strutture rigide, e questo non mi ha mai permesso di trovare una strada in corpi come polizia o carabinieri; perciò mi sono indirizzato verso il mestiere di investigatore privato.

Ho messo su la mia “personalissima” UIP – Ulderico Ippolito Investigazioni Private, incurante della causa per plagio di acronimo che avrebbe potuto intentarmi l’omonima casa di produzioni cinematografiche.

E’ un’attività che dopo molti anni trovo ancora appagante e mi sento attivo, pronto, curioso, come fossi sempre agli inizi della carriera.

L’esperienza bretone

Non credevo in quelle manifestazioni soprannaturali che tanto hanno scosso Cristina: sono sempre stato un uomo razionale.
D’altronde, è quella la base del mio mestiere!

Se vedo una donna che si incontra clandestinamente con l’amante, e so che è la moglie del mio cliente, non posso credere che sia una proiezione generata dai desideri di quella donna o del marito: i fatti sono fatti! Si possono toccare con mano, si vedono, risultano in fotografia…

Hanno cominciato a spiazzarmi quegli eventi telepatici (??) che ci sono stati tra noi due; poi è arrivato il resto…

Certo, non escludo che delle persone abbiano delle particolari sensibilità. Né posso negare che in determinati momenti, con determinati stati d’animo, succedano dei fenomeni inspiegabili. Ma quello che è successo a Cristina lo abbiamo condiviso sia io che Gianmaria!
E trovo ancora assurdo ripensarci, ma in quei momenti… in quelle circostanze…
Ancora adesso non ho parole.

Davvero incredibile.

 

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