Nel periodo del diario del conte: Cesare Beccaria, italiano illuminato

by

Nacque a Milano nel 1738 da una famiglia ricca e nobile. Venne educato dagli 8 ai 16 anni in un collegio a Parma, senza distinguersi affatto per intelligenza o per successo negli studi. Si iscrisse poi all’Università e, nel 1758, a vent’ anni, si laureò in Legge presso l’Università di Pavia.

Le nozze, contrastate dal padre, del 1761, a 23 anni, con Teresa Blasco, di condizioni umili, portarono alla rottura con la famiglia e fu solo grazie all’ intervento di Pietro Verri, al quale intanto Beccaria si era avvicinato, che potè in seguito avvenire la riconciliazione.

Il suo carattere riservato e riluttante, tanto nelle vicende private quanto nelle pubbliche, ebbe nei fratelli Verri, e soprattutto in Pietro, un fondamentale punto d’appoggio e di stimolo; fu insomma decisivo l’incontro e la loro amicizia, soprattutto quando il giovane Beccaria iniziò a interessarsi allo studio dell’economia. Alle frequentazioni con Pietro, non a caso, è ispirata la prima opera edita da Beccaria, il Trattato del Disordine e de’ Rimedi delle Monete nello Stato di Milano nel 1672 , uscito a Lucca nello stesso anno. Con questo scritto Beccaria prendeva una netta posizione in una delicatissima questione finanziaria, entrando così in polemica con i conservatori. Nello stesso anno, poi, gli nacque la figlia Giulia, la futura madre di Alessandro Manzoni .

Fu fondatore con Pietro ed Alessandro Verri del giornale Il Caffè, anche se le sue collaborazioni furono isolate e sporadiche, ma tutte di altissimo valore teorico. Questo era il più celebre giornale politico-letterario del tempo, la cui sede si trovava in casa dei fratelli Verri.

L’adesione alle idee degli illuministi francesi, da Montesquieu a Diderot a Rousseau, e la collaborazione intensa con Pietro Verri e Alessandro dovevano dare i loro frutti e li diedero con la pubblicazione del capolavoro di Beccaria: Dei Delitti e Delle Pene.
Qui fu preziosa la collaborazione di Alessandro che, per il suo ufficio di protettore dei carcerati milanesi, aveva occasione ogni giorno di vedere come era amministrata la giustizia, e quali erano gli effetti delle pene sui condannati.

Quest’opera di Beccaria, è indubbiamente il testo più noto dell’ intero illuminismo italiano ed é anche il più importante, se si considera la sua fortuna in Europa e la sua influenza sui pensatori successivi . In esso convergono alcune delle idee sociali più significative della nuova cultura che andava affermandosi, espresse in uno stile raffinato e limpido al tempo stesso, un modello di esposizione per i nuovi filosofi. Interessante é il fatto che quando venne pubblicata l’opera, l’autore aveva appena 25 anni e che quel successo restò l’ unico nella sua lunga carriera di scrittore e filosofo: tutti gli altri suoi scritti sono pressoché sconosciuti.

Lo scritto venne dato alla stampa nel 1764 a Livorno presso lo stesso editore che pochi anni dopo avrebbe pubblicato la prima edizione italiana dell’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert. Beccaria preferì far comparire come anonimo l’opuscolo, temendo ripicche personali e ritorsioni e, infatti , parecchie furono le reazioni di condanna, soprattutto da parte della Chiesa cattolica, che nel 1766 inserì l’opera nell’Indice dei libri proibiti, senza però arrivare a bruciarla pubblicamente, come invece era stato fatto per l’Uomo Macchina di La Mettrie .

Indice dei Libri Proibiti
ediz. imprimatur Curia Arch. Mediolani die 17-10-1938

Autore del Trattato Dei delitti e delle pene. Carattere stravagante, borioso, il Beccaria ispirò nullamento il libro alle idee filantropiche e umanitariste del tempo, difendendo gli accusati a torto, le vittime degli errori giudiziari. Filosoficamente il trattato deriva dal Contratto Sociale del Rosseau…
La tendenza paradossale al sensismo, l’esaltazione dell’individuo contro la società, che è sempre imperfetta e tiranna (i diritti dell’uomo), le idee quindi dell’89, se esaltarono il Beccaria, fecero però il suo libro riprovato, e dalla Chiesa condannato.

Per la storia di questa condanna v. Angelo Mauri: La cattedra di Cesare Beccaria
estratto dell’Archivio Storico Italiano, Firenze, Olsckki 1934, pag 16-24

Tuttavia Beccaria ottenne anche molti pareri favorevoli: in Italia il libro fu strenuamente difeso dai fratelli Verri su Il Caffè e in Francia i philosophes più prestigiosi lo tradussero e salutarono come un vero e proprio capolavoro, Voltaire in primis. Questo gli fruttò l’invito ad andare a Parigi, dove arrivò in compagnia di Alessandro Verri nell’ottobre del 1766. Ma il suo carattere schivo e riservato gli rese sgradevole l’accoglienza festosa dell’ambiente parigino, mentre la nostalgia dell’amata Milano e della famiglia lo inducevano ad un rapido rientro in patria, interpretato un pò da tutti come una sorta di fuga inspiegabile . Questo fece vacillare i suoi rapporti con i fratelli Verri, che gli rinfacciarono l’indolenza e il carattere provinciale: finiva così la fruttuosa collaborazione col gruppo degli illuministi lombardi.

Dal 1769 Beccaria occupò per due anni la cattedra di Economia Civile presso le Scuole Palatine di Milano. Dal 1771 fino alla morte (28 novembre 1794 ) si dedicò alla carriera amministrativa, dando il suo apporto alla politica riformista della monarchia asburgica che regnava su Milano.
Nel 1770 intanto aveva pubblicato le Ricerche intorno alla natura dello stile, in cui riprendeva le riflessioni comparse sulla rivista Il Caffè: il pensiero sensista é applicato a meglio comprendere i meccanismi tramite i quali si svolge la comunicazione umana, e in particolare quella letteraria.

Beccaria in ambito letterario si schierò a favore di una letteratura rinnovata nello stile, fedele al bisogno di esprimere concetti concreti secondo procedimenti razionali. Anch’egli, come Pietro Verri, concepiva la cultura in termini utilitaristici, ossia quale strumento di intervento concreto sulla realtà con il fine di migliorare le condizioni materiali di vita degli uomini.
Qui emerge tutto il suo spirito illuministico, il quale, a sua volta, mutua la concezione utilitaristica da Francesco Bacone e dal suo sapere per potere.
Il tema di Dei Delitti e Delle Pene, propostogli da Pietro Verri, ben si apprestava ad affrontare da un punto di vista specifico e circoscritto la questione della giustizia e, dunque, della politica e della società e, infine, del rapporto tra società e benessere. Per questa ragione, attaccando apertamente il comportamento dei vari stati intorno alla questione della giustizia, Beccaria metteva in discussione l’ intero assetto del quale quel comportamento era espressione, finendo con l’adombrare, nelle proposte di un rinnovamento giudiziario, una società fondata su valori interamente alternativi.


Da Il Caffè: un articolo sulla condizione femminile

Per troppo tempo abbiamo trascurato l’istruzione e l’educazione delle donne nella loro fanciullezza, come se queste fossero d’una specie diversa da quella degli uomini.

Non si affida mai a loro qualche importante attività in cui possano utilmente esercitare il loro talento.

Si proibisce loro lo studio delle scienze e delle belle arti, col pretesto che ciò sarebbe ridicolo. Né giammai si dà loro una lezione al cuore di virtù e di forza. Nell’età più adulta guastiamo in esse persino le buone disposizioni che la natura loro ha dato. Le diamo in preda alla mollezza ed alle false opinioni.

Diamo loro i lacci per impedire i voli dello spirito, imprigioniamo il loro cuore, affinchè non sentano l’attrazione della virtù.

 

 

 

You may also like