Le Roi-Soleil, il Re Sole
Scelsi di assumere la forma del sole, il più nobile di tutti gli astri, a causa della qualità unica del bagliore che lo circonda; per la luce che comunica agli altri astri che gli impongono attorno una spece di corte; per la giusta ed eguale spartizione di quella luce che distribuisce a tutti i vari climi del mondo; per il bene che fa in ogni luogo producendo incessantemente gioia e attività da ogni parte; per il moto instancabile che realizza pur sembrando tranquillo; e per quel costante, invariabile corso dal quale mai devia o diverge.
E’ certo la più vivida e bella immagine di un grande monarca.
Io sono Apollo, il dio del Sole e tutto splende intorno a me.Inchinatevi al mio cospetto e abbandonatevi alla luce che emano!
Da queste sue parole, l’autoreferenzialità della sua grandezza.
Figlio di Anna d’Austria, nipote di Maria de’ Medici ed Enrico IV, fu il re che si proclamò divino facendo costruire un’immensa reggia a sua immagine e somiglianza con la camera da letto (che chiamò Stanza di Apollo) posta al centro assoluto in mezzo alle altre camere, chiamate con i nomi dei pianeti.
Morì per una cancrena a 76 anni di età.
Fu tumulato nella basilica di Saint-Denis, a nord di Parigi, dopo che il suo cuore venne preso, chiuso in una ampolla di vetro e chiuso nella cripta sotto l’altare maggiore.
Le sue spoglie andarono perse durante la Rivoluzione in seguito alla profanazione delle tombe dei nobili lì contenute per gettare tutto in una fossa comune.
Il duca de Saint Simon, bambino all’epoca del Re Sole, ne divenne un estimatore e studioso appassionato.
Lo descrisse così:
Il Re amava molto l’aria aperta e gli esercizi, sinchè potè farli. Aveva eccelso nella danza e nella pallacorda. Alla sua età cavalcava ancora mirabilmente. Gradiva veder fare tutte queste cose con grazia e destrezza. Amava molto sparare e non v’era miglior tiratore di lui, nè dotato di tanta grazia. Era inoltre dedito con passione all’inseguimento del cervo, ma in calesse, dopo che si ruppe il braccio correndo a Fontainebleau, subito dopo la morte della Regina.
Amava essere solo in una specie di carrozza a mantice, tirata da quattro cavalli a cinque o sei ricambi, e guidava lui stesso a briglia sciolta, con maestria e perfezione non posseduta dai migliori cocchieri. Metteva sempre la stessa grazia in tutto ciò che faceva. I suoi postiglioni erano fanciulli da nove o dieci anni sino ai quindici, ed egli li dirigeva.
Amava vestire sempre di color più o meno bruno, con un ricamo leggero, mai sulla vita, talvolta appena un bottone d’oro, talvolta del velluto nero. Sempre un panciotto di panno o di raso rosso o turchino, verde e ricamatissimo. Mai anelli, mai gioielli se non alle fibbie delle scarpe, alle giarrettiere ed al cappello, orlato sempre di pizzo spagnolo, con una piuma bianca. Portava la fascia turchina dell’Ordine del Santo Spirito sotto la giacca, e solo nei giorni di cerimonie nuziali, o di altre feste la portava sopra, molto lunga allora, e con otto o dieci milioni di gemme.