…e ancora mi stava tanto sulle scatole! Il che è tutto dire.
Ma questo fu un vero incubo, che al confronto il dipinto di Heinrich Füssli (nella foto in testata) sembra uscito da un film comico.
Avevamo provato a fare una seduta medianica, quella sera. Ammetto che forse le mie intenzioni fossero più “di facciata”, che inconsciamente volessi atteggiarmi… non lo so di preciso. C’era stato un momento in cui avevo colto qualcosa: sensazioni, pensieri, emozioni, ma anche una forte nuova presenza; sgradevole e suadente al tempo stesso, cercava di accomodarsi nella mia mente. Però se ne andò subito. C’erano troppe interferenze generate, credo, dai miei compagni di tavolo. Non avvenne nulla di clamoroso, quindi la finimmo lì e ce ne andammo a letto. Io però quella fugace presenza la risentii prepotente e molto forte. Mi fece addormentare e da quel momento in poi venni catapultata in una realtà agghiacciante.
Precipitai in un vuoto nero che sembrava senza fondo. Atterrai alle porte di un villaggio. Da lì in poi, tutto si svolse in un’epoca indefinita; un’epoca che poteva essere in qualsiasi tempo, perché c’erano elementi moderni, antichi… Incontrai personaggi che non conoscevo, ma che mi sembrava di conoscere molto bene. Era come se fossi stata messa nel corpo di un’altra (e fu così: ero Sophie). Ma quello che avvenne, lo sentii io!
Anche in questo caso, ne avrei capito il senso solo dopo aver fatto luce sulla vicenda. Anzi, per essere più precisa, devo dire che quest’esperienza mi è stata fatta vivere per avere l’anello mancante del diario del conte de Montaigu. Ed è questa, alla fine, che ha fatto fare luce su tutta quell’intricata storia.
Jan, quando successivamente ha sentito di questo episodio, è stato colto da ispirazione (non meglio definibile).
Ha fatto il disegno, intitolandolo Punizione; molto schematico, con l’accenno di Sophie appesa per i piedi, che inizialmente si era pensato di mettere in copertina. Ma non era soddisfatto; non lo trovava reale.
“In Punizione non posso fare a meno di vedere il mio corpo, me stessa, al posto di Sophie” gli ho confessato un giorno.
E allora? Molto meglio vedere me in quella situazione!
E come se non bastasse, si è disegnato mentre mi studia (senza veli, ovviamente!) per potermi disegnare…
L’ho sempre detto e lo confermo: completamente fuori di testa!!
Jan mi fa inorridire con le sue visioni, le sue opere, la crudezza delle sue interpretazioni (e non mi riferisco all’aspetto grafico), ma, allo stesso tempo, mi affascina. Mi sento una specie di maniaca a dire questo. E’ come se con lui fossi caduta nel pozzo profondo del rapporto vittima/carnefice. E gli ho detto anche questo! Ma lui l’aveva capito bene e, quando mi ha regalato il fantomatico disegno, ha professionalmente sentenziato: – Questo è tuo; è solo per te e non lo vedrà né lo verrà a sapere nessuno, se non lo vorrai.
Poi si è messo a rimuginare attorno all’idea del pozzo profondo… Completamente fuori di testa!
Udì la catena che cigolava e strideva al contatto con la grossa carrucola attaccata al soffitto.
Il ragazzone gliela avvolse attorno alle caviglie bloccandola con un gancio: era stretta e le faceva male.
Il sinistro cigolìo riprese e Cristina si sentì sollevare per i piedi finché non capì di essere sospesa sul bancone a testa in giù.
Tutte le prospettive erano cambiate, nella testa udiva un rombo assordante e respirava a fatica, le braccia penzolavano provocandole un forte dolore al petto.
Davanti ai suoi occhi c’era il pianale del bancone che raccoglieva in una pozza sempre più larga la densa miscela di sangue e saliva che le colava dalla bocca e dal naso.Il suo corpo appeso dondolava impercettibilmente acuendo la confusione dei suoi sensi.
(Dai Frammenti di un Diario, pag.128)