Correva l’anno 1984…
Nel mese di luglio mi era arrivata la chiamata per il corso di ufficiale di complemento nell’esercito e, in base alle risultanze del concorso che avevo fatto, ero stato assegnato all’Artiglieria. Mi sarei dovuto recare alla Scuola d’Artiglieria di Bracciano per i fatidici 5 mesi di corso.
Non sto adesso a raccontare tutte le vicende legate al normale tran-tran della vita militare, dell’impatto iniziale che si ha come (ex) civili, delle cose tragiche o di quelle ridicole, perché non è questa la sede per l’argomento che sto trattando.
Per avere comunque un’idea di quei 5 mesi, basta che abbiate visto (o se non l’avete visto, ma siete curiosi, guardatelo) il film Ufficiale e Gentiluomo. Certo, non essendo Americani, avevamo dei sistemi d’addestramento un po’ più “casarecci” e lo stesso dicasi dei mezzi a disposizione, ma lo spirito che io e tutti i miei compagni di corso abbiamo respirato (nel bene e nel male) è stato esattamente lo stesso.
No, non c’era un Richard Gere, mi dispiace!
In compenso eravamo un bel numero di personaggi provenienti da quasi tutta la Penisola ed ognuno con le sue peculiarità. Li ricordo tutti con grande simpatia. Alla fine di quei 5 mesi ci saremmo sciolti per raggiungere ognuno le caserme di destinazione dove svolgere il nostro servizio da ufficiali per almeno altri 10 mesi (o di più se si fosse scelto di proseguire la carriera militare), ma quel primo periodo ci accomunava talmente che alla fine è risultato il più intenso.

Possiedo ancora il libretto-testimonial di fine corso. Era effettivamente artigianale, scritto a mano con calligrafia attenta, impaginato “dal vivo” compresi i disegni di un paio di compagni di corso che erano veramente bravi. Tutto veniva poi fotocopiato e rilegato (ci pensate che avere un computer con stampante sarebbe stato fantascienza?)
Quest’opera era una consuetudine e serviva a lasciare una traccia del corso appena terminato (il nostro era il 116) ed era anche molto caldeggiata dalle Alte Sfere: in buona sostanza, eravamo liberi di darle l’impronta che volevamo, ma farla era UN ORDINE!
Quando le Alte Sfere la videro (nel senso che vennero “omaggiate” di quel ricordo spontaneo), storsero la bocca perché non era consona all’impostazione delle precedenti. Si trovarono a leggere una cosa dissacratoria, pungente, che dava più l’idea dell’esercito di MASH o delle strip di Beetle Bailey piuttosto che di un gruppo di nuovi giovani ufficiali, nuove colonne portanti dell’esercito.

Anche il titolo che demmo all’opera (SICURAMENTE) lo contrabbandammo come un fiero motto militare che aveva anche il doppio senso di MENTE SICURA (il top per dei guerrieri!), ma lo adottammo per prendere in giro il nostro comandante che quando parlava, già aveva una voce strana, poi andava a ritornelli e metteva un sicuramente!, sottolineandolo, ogni due strofe.
Era diventato una barzelletta e lui non lo sapeva. Avevo talmente “assorbito” il suo personaggio da riuscire ad imitarne la voce a perfezione e facendo scattare sull’attenti una camerata in mutande di mattina presto.
Siamo stati il corso discolo. (Forse è a causa nostra che in seguito hanno tolto la leva obbligatoria?).
Evviva!
Ma veniamo finalmente al sodo.
L’episodio noto, diventato per tutti altra barzelletta, è stato riportato anche tra le notizie spot sul giornale di fine corso (quello circolettato in giallo sulla foto sotto)

In sostanza, tra le varie incombenze del corso c’erano anche i turni di guardia.
Questi venivano effettuati in vari luoghi strategici della caserma e, tra gli altri, alla sopracitata Riservetta Munizioni.
Devo dire che di tutti i posti era quello che mi piaceva di più perché si trovava in una zona abbastanza isolata, distante dalle palazzine e con un po’ di verde intorno.
Montare la guardia lì, mi faceva sentire in pace. (In pace con un fucile? …Mah!)
La verità è che lì ci si preparava a passare le due ore in assoluta solitudine e silenzio.
Perlopiù si passeggiava all’aperto con il fucile in spalla, ma c’era anche una garitta con il telefono per comunicare al Corpo di Guardia.
E fu proprio quello a suonare una sera, improvvisamente. Il Capoposto rispose interdetto perché se una guardia chiama, vuol dire che c’è un problema.
Era per l’appunto “G.” dalla Riservetta Munizioni. Con il suo flemmatico accento toscano disse:
– Oh! venite qui, che ho visto la Madonna di Fatima!
Ora non ricordo bene se fu mandato a quel paese o se il Capoposto dovette muoversi per andare lì (da regolamento avrebbe dovuto farlo), ma certo divenne una barzelletta. Lui, però, ha sempre sostenuto la veridicità di quanto era successo.
Una delle volte che toccò anche a me la guardia alla fatidica Riservetta, avevo un turno da mezzanotte alle 2:00 e non mi dispiaceva perché era una bella notte stellata di Settembre. A mezzanotte diedi il cambio a quello che montava prima di me. Mi misi a passeggiare con il fucile in spalla e guardai l’ora: era mezzanotte e cinque minuti. Pensai alle due ore che mi aspettavano. Arrivato verso il reticolato di limite, girai e m’incamminai verso l’altra parte. Guardai l’orologio e, prima di focalizzare l’ora, sentii qualcuno che arrivava. Mi preparavo a dare l’altolà, quando riconobbi il Capoposto con il cambio: erano le 2:00!
Che diavolo è successo in quelle due ore?
Me lo sono sempre chiesto, visto che per me sono durate si e no cinque minuti. Ovviamente non ho mai detto di questa mia esperienza per non fare la fine del povero “G.”
E non è stata la sola cosa strana.
La domenica dopo, anziché andare in libera uscita, mi fermai in caserma per studiare. All’indomani era previsto un esame abbastanza difficile ed io non avevo ancora aperto il libro. La mattina cercai di fare del mio meglio, ma non riuscivo a concentrarmi. Nel pomeriggio, mi stesi in branda deciso a recuperare, e recuperai solamente ore di sonno, poiché mi svegliai al mattino dopo con il libro aperto poggiato sul petto.
Avevo dormito… ma sapevo tutto! L’esame andò benissimo e non mi era mai capitato di essere così padrone della materia.
Ma cos’era successo ancora?
Ho sempre pensato che questi due episodi fossero strettamente connessi. Quello che mi era accaduto alla Riservetta Munizioni aveva, in qualche modo, lasciato uno strascico?
In questi anni ho pensato di tutto, addirittura a temporanei prelevamenti da parte di alieni… Poi ho letto Nodus Concursionis Temporis ed il tutto è divenuto ancora più inquietante…
Recentemente mi è capitato di leggere di casi analoghi, quindi ho voluto raccontare il mio.