Un lettore mi ha scritto per farmi notare che il personaggio di Serafino in “Nodus” è troppo moderno “ha una mentalità troppo aperta e critica per l’epoca in cui si svolge il racconto (cit.)”.
Giustamente mi ricorda che proprio in quel periodo i più accaniti inquisitori sono stati Domenicani e Francescani.
E’ tutto vero e documentato, ma se si esaminano più attentamente i brani del libro che riguardano Serafino, ci accorgiamo che in lui c’è un profondo disagio proprio per il clima dell’epoca e senso critico per la deriva di almeno una parte dell’ordine francescano.
“Era quindi giusto considerare con disprezzo le genti ed i credi ritenuti falsi e bugiardi dalla Chiesa di Roma? Erano effettivamente così estranei o distanti dal Cristianesimo? E chi poteva dire se lo fossero veramente? Quante cose si perdevano in questi vani antagonismi e lotte per la supemazia di una Verità sulle altre? Quante volte venivano sotterrate conoscenze universali solo perché non ritenute consone ai dettami di Santa Madre Chiesa, o peggio, pericolose?
Era addolorato, sofferente nel suo intimo, fratello Serafino. Non poteva accettare le azioni di suoi confratelli francescani che, seguendo il fanatismo dei domenicani e la grande presa che avevano sul popolo umile ed ignorante, stavano seminando odio, dolore e morte in un’assurda crociata contro gli ebrei che vivevano serenamente come tutti. Non poteva pensare a Bernardino da Siena come ad un confratello e gli era difficile credere alle voci che arrivavano dalla Spagna, dove il tribunale dell’inquisizione continuava a mietere vittime per pura follia e per l’aberrazione di una visione religiosa che un uomo con un saio non dovrebbe avere.
Da secoli, nel nome del Signore si uccideva e si odiava il prossimo. Si affossava la conoscenza e si ignoravano i misteri del Creato. Dall’ignoranza dei disegni di Dio nasceva il culto verso “i prodigi” che potevano essere sapientemente guidati per farli divenire oggetti di venerazione. Si idolatrava tutto: vecchi calici, lance, pietre, abiti, stracci, ossa…
Si commerciava in reliquie solo perché potevano possedere ancora i poteri del Santo a cui erano appartenute. Come fossero oggetti magici. C’era un controsenso più grande, considerando che se le stesse cose non nascevano dalla Chiesa venivano bollate come pratiche stregonesche?”
In effetti Serafino è francescano perché ha compreso e condiviso lo spirito di Francesco d’Assisi, senza inquinamenti successivi e fanatismi. Ha fede e raziocinio, due elementi che non dovrebbero mai essere scissi per evitare aberrazioni.
Così come fu per Francesco durante tutta la sua vita, spingendolo anche a varcare i confini geografici e culturali riuscendo ad intraprendere un viaggio in Marocco nel 1213.
Oggi, su questo tema, Padre Gwenolè Jeusset, componente della Fraternità Internazionale di Istanbul per il Dialogo Interreligioso e presidente della Commissione Internazionale Francescana per le Relazioni con i Musulmani, nel suo libro San Francesco e l’Islam: l’attualità di un incontro possibile (edizioni Terra Santa) inquadra lucidamente la profondità di quell’avvenimento nel suo significato storico e religioso. E per meglio definirlo fa riferimento ad un’altra e successiva, nonché negativa, spedizione di frati Minori in Marocco, dove questi proclamano il Cristianesimo vera religione insultando l’Islam e Maometto; la loro fine fu il martirio.
Francesco invece instaura il dialogo, dà priorità alla conoscenza; e non c’è spargimento di sangue perché non trova posto, da ambo le parti, l’idea di contrapposizione.
Il Vangelo ed il Corano si incontrano senza ideologie né timori, ma solo per prendere atto reciprocamente delle loro essenze.
Questo episodio, però, fu considerato negativamente per molto tempo.
Nessuno, all’epoca di Francesco, voleva saperne di quel fatto scandaloso, inglorioso, e si finì addirittura per attribuirgli cattivi auspici per i crociati.
Nei secoli a venire fu, nella migliore delle ipotesi, ritenuto inutile.
E solo oggi (e sicuramente ancora non unanimemente) si è in grado di giudicare l’episodio del Marocco un vicolo cieco e l’episodio di Francesco la vera strada per la pace, la crescita e la fratellanza universale.