Il racconto è suddiviso in quattro parti, ed ognuna di esse rappresenta un anno, in un periodo che va dal 1494 al 1497.
Le prime tre parti sono introdotte da una sorta di flashback storico, un antefatto riferito a qualcosa avvenuto in precedenza che ha tracciato la strada per gli eventi di cui si narra.
L’introduzione alla quarta parte (anno 1497) è un epilogo: una finestra che si apre brevemente sul 24 giugno di ventidue anni dopo, nel momento in cui Lucrezia, sul suo letto di morte a Ferrara, tra alcuni ricordi, prende nuova e matura coscienza di quei fatti che la videro giovanissima protagonista.
Scriverlo per me è stato un omaggio, un bisogno di immedesimazione… ma è stato soprattutto commovente.
Il passaggio dalla nostra fase terrena all’altra fase, quella che chiamiamo morte, ma che altro non è se non una nuova strada da percorrere, nel caso di Lucrezia mi aveva dato da pensare.
Nonostante i giudizi che sono stati dati a posteriori, con una mentalità parametrizzata sul proprio presente, Lucrezia è stata una donna che ha tenuto in mano il potere, intelligente e colta, stimata dal padre, madre amorevole e, negli ultimi anni, stimata ed amata duchessa di Ferrara. E tutto in “soli” 39 anni di vita terrena.
Così, ho sentito di dover fissare quel suo passaggio con la serenità che le conoscenze acquisite in quella straordinaria vicenda della sua giovinezza avevano saputo darle.
Per alcuni suoi ricordi mi sono avvalso di testimonianze riportate da scrittori dell’epoca, altri ovviamente fanno il paio con la trama del mio racconto.